CCNL sanità 2022-2024: firma sfumata, occasioni mancate
La firma sfumata all’Aran per il contratto del comparto sanità 2022-2024 è stata a tutti gli effetti una occasione mancata. Proprio perché era cosa nota fin dall’inizio che le risorse a disposizione sarebbero state poche e che, di certo, non ne sarebbero piovute altre dal cielo, infatti, continuiamo a chiederci che senso abbia avuto non consentire ai lavoratori di incassare subito almeno gli aumenti che ci sarebbero stati. Senza contare che la non sottoscrizione dell’intesa ha impedito di aprire subito la negoziazione per il Ccnl 2025-2027 e, quindi, di poter cominciare a destinare al comparto quei fondi già stanziati nell’ultima legge di Bilancio.
L’intera vicenda, insomma, assume i contorni di un grande spreco, soprattutto perché il testo dell’intesa non prevedeva solo aspetti retributivi, bensì pure normativi e legati alla disciplina del rapporto di lavoro, tutti a loro volta con benefici indiretti sul fronte economico.
Basti dire che gli infermieri e in generale il personale sanitario hanno perso l’occasione di poter godere del patrocinio legale gratuito contro le aggressioni, oltre che dell’eventuale supporto psicologico richiesto. Sarebbe stata una novità assoluta di cui c’è davvero bisogno, visto il fenomeno crescente delle violenze. Con tanto di ricadute, naturalmente, sul portafoglio dei dipendenti della sanità pubblica. E che dire delle prestazioni aggiuntive a 50 euro che avrebbe consentito di uniformare al rialzo anche quelle pagate di meno? Pure questo sarebbe stato un piccolo passo avanti, una soglia minima garantita.Come del resto il riconoscimento dello straordinario per gli incarichi fino a 5mila euro o del part time compatibile con gli incarichi professionali, sempre fino alla soglia di 5mila euro. Un bel salto, non c’è dubbio, rispetto al tetto attuale di 3mila euro.
Ma le conquiste faticosamente raggiunte al tavolo e poi sfumate non finiscono qui: oltre a quelle sul fronte dell’age management per over 60 (riduzione del numero e della durata dei turni, esenzione da quelli notturni e dalla pronta disponibilità, tutoraggio ai giovani durante l’orario di servizio, accesso facilitato a part time e lavoro agile), bisogna ricordare la disciplina sperimentale delle ferie fruibili a ore, inclusa – altra new entry assoluta – la possibilità di cederle per assistere parenti di primo grado (ferie solidali). E non solo per i figli minori, come accade al momento.
Se poi guardiamo a specifiche categorie, come il personale di pronto soccorso e le ostetriche, il danno è ancora più grave. Entrambe le figure professionali hanno visto svanire un aumento mensile lordo a regime di 150 euro, a cui sarebbero stati aggiunti – per il personale del pronto soccorso – altri 175 milioni da distribuire con accordi regionali e arretrati da giugno 2023. Risultato? In pratica, l’indennità di pronto soccorso rimane ferma ai valori fissati nel 2022. Il quantum dell’indennità di tutela del malato per le ostetriche, invece, resta quello stabilito nella legge di Bilancio 2021, con buona pace per la tanto attesa equiparazione all’indennità di specificità infermieristica.
Sempre in tema di indennità, infine, all’elenco delle occasioni mancate vanno aggiunte: la possibilità di incrementare del 50% in sede di contrattazione aziendale quella di base del personale sanitario laureato per particolari unità operative e la priorità data all’aumento dell’indennità notturna grazie alle risorse previste dallo 0,22% del monte salari.