NURSIND CAGLIARI
3 novembre 2014 – Roma – Piazza del Popolo – Partenza –
LA SARDEGNA ERA PRESENTE CON UNA DELEGAZIONE DI CIRCA 120 INFERMIERI (CAGLIARI, NUORO, ORISTANO, SASSARI).
Migliaia d’infermieri sono scesi in piazza Montecitorio, ma altrettanti hanno appoggiato lo sciopero dalle proprie città, per manifestare contro il blocco del turnover e i “turni massacranti” a cui sono sottoposti gli operatori sanitari. Un fiume di camici verdi e azzurri che hanno sfilato per le strade della capitale e che, solo nella mattinata del 3 novembre, hanno fatto saltare almeno 30mila interventi già in programma. “Al premier Renzichiediamo di rimettere il lavoro al centro della politica. Non è quello che sta accadendo, purtroppo, con questa legge di Stabilità“, ha spiegato Andrea Bottega, del sindacato Nursind.
Da Milano a Catania da Roma a Pisa, questo sciopero nazionale ha coinvolto gli infermieri di tutta Italia e bloccato la maggior parte degli interventi programmati per la giornata. Gli ospedali hanno potuto “garantire solo le urgenze – continua Bottega – I disagi per i pazienti, inevitabilmente collegati, sono il necessario prezzo da pagare”. Forte adesione soprattutto nel sud Italia, come testimoniano i responsabili locali del sindacato: “A Caltanissettaabbiamo avuto una partecipazione massiccia. All’ospedale Sant’Elia abbiamo avuto 300 adesioni su 500 infermieri. In altre parti della Sicilia ci dicono che sono state bloccate molte sale operatorie e rimandati molti interventi programmati”, spiegaSalvatore Vaccaro dirigente nazionale Nursind. Anche a Pisa lo sciopero degli operatori sanitari ha mandato in tilt le strutture ospedaliere della città toscana: “Su 52 sale operatorie – spiegaDaniele Capuozzo, segretario amministrativo nazionale Nursind – ce ne sono 30 bloccate. E’ bloccato il day hospital oncologico, l’emodinamica, l’ambulatorio cardiologico, i servizi psichiatrici”. Nonostante i numeri “incoraggianti” per gli organizzatori dello sciopero, la partecipazione poteva essere ancora più ampia, ma “molti colleghi, madri e padri di famiglia, non possono rinunciare ad un giorno di lavoro e a 50 euro in busta paga – spiegaAdriano De Iuliis, segretario Nursind dell’ospedale Spallanzani di Roma – Questo fa capire quanto sia critica la situazione dal punto di vista degli stipendi”.
I camici verdi e azzurri chiedono lo sblocco del turnover e turni di lavoro meno “massacranti”: “Chiediamo dignità per la nostra professione – prosegue Bottega – Da anni lavoriamo con turni massacranti per il mancato turnover di chi va in pensione mentreoltre 25.000 giovani infermieri sono oggi senza lavoro. E, a fronte dei sacrifici che ci vengono richiesti, i nostri stipendi sono fermi al 2009“. Le richieste e i disagi causati, continuano dal sindacato, fanno parte della lotta dei lavoratori in favore anche dei pazienti, per garantire un buon servizio sanitario “a chi veramente ne ha bisogno”.
In appoggio alla causa degli infermieri è lo stesso ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ritiene “essenziale permettere il turnover all’interno delle professioni sanitarie, perché congelare così l’accesso al di sotto dei fabbisogni diventa un problema di qualità sanitaria per i prossimi anni, nel momento in cui stanno tra l’altro andando in pensione migliaia di persone”. L’esponente del governo, parlando a margine di un congresso sullo stato delle vaccinazioni in Europa, ha assicurato i lavoratori che quello degli infermieri “è una delle questioni cui stiamo lavorando al tavolo sull’articolo 22 del Patto per la salute, che vedrà soluzione tra qualche giorno”.
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Dopo oltre tre mesi di una campagna pubblica che, come sindacato delle professioni infermieristiche abbiamo portato avanti – tendente a fare applicare la legge sull’anticorruzione e la trasparenza ai Collegi professionali (enti pubblici non economici) oggi registriamo la parola “fine”!
L’autorità nazionale anticorruzione e trasparenza presieduta dal magistrato Raffaele Cantone ha emanato un atto normativo in cui ha deliberato di “ritenere applicabile le disposizioni di prevenzione della corruzione di cui alla legge n. 190/2012 e decreti delegati agli ordini e collegi professionali”.
Entro il 20 novembre la Federazione Ipasvi e i Collegi IPASVI che non vi hanno dato attuazione – cioè tutti! – dovranno predisporre il piano triennale di prevenzione della corruzione, il piano triennale della trasparenza e attenersi ai divieti in tema di inconferibilità e incompatibilità degli incarichi.
Poco più di venti giorni per adeguarsi. In caso contrario dovranno pagare sanzioni da 1.000 a 10.000 euro.
Ci domandiamo se era necessario che l’autorità anticorruzione intervenisse vista la clamorosa inadempienza di tutti i collegi provinciali e della federazione nazionale. Ci saremmo dovuti aspettare l’adempimento spontaneo alle norme di legge: non è stato così! Adesso dovranno adeguarsi, loro malgrado, alle norme di legge.
Eppure il Comitato Centrale della Federazione IPASVI è presieduto da una presidente che è anche senatrice e dovrebbe avere ben presente le leggi della Repubblica. Il Tesoriere della Federazione Franco Vallicella è anche un dirigente di una azienda ospedaliera e dovrebbe conoscere gli adempimenti che gli enti pubblici hanno in tema di trasparenza e anticorruzione. Stesso discorso potremmo farlo per un’altra carica della Federazione: Barbara Mangiacavalli è anche lei una dirigente di una struttura pubblica e anche lei dovrebbe conoscere le leggi di adempimento.
Non è finita. Il dottor Cantone, in qualità di presidente dell’anticorruzione ha anche specificato che gli ordini e i collegi professionali devono attenersi “ai divieti in tema di inconferibilità e di incompatibilità” previsti dal D.Lgs 39/2013.
L’articolo 11 stabilisce una incompatibilità assoluta tra l’incarico parlamentare e di “amministratore di ente pubblico di livello nazionale”. Questo significa che l’attuale presidente nazionale e senatrice Annalisa Silvestro è incompatibile!
Deve quindi dimettersi da una delle due cariche: o rimane presidente nazionale (e quindi si dimette da senatrice) o rimane senatrice (e quindi si dimette da presidente nazionale).
L’autorità anticorruzione è stata chiarissima: gli ordini e i collegi professionali devono dare alla delibera “immediata attuazione”!
Annalisa Silvestro è incompatibile nelle sue due poltrone. Ne deve scegliere una
Si attende dal Comitato Centrale della Federazione IPASVI una decisione tendente a ripristinare la legalità . nonché dal Senato i provvedimenti eventualmente conseguenti in caso di perdurante inadempimento.
Da circuito nursind.it
Saluti,
NurSind Cagliari
Visto che ci siamo… considerato che anche l’espresso inizia a vederci, pubblichiamo quanto è uscito nel settimanale L’ESPRESSO:
SINDACATO INFERMIERI LIBRO BIANCO, IMBARAZZO NERO
Sta provocando un terremoto, tra i 420 mila infermieri italiani, il libro bianco del sindacato Nursind in cui si mette all’indice l’ordine di categoria Ipasvi. Nel mirino la mancata applicazione della legge sulla trasparenza e la corruzione bloccata, a loro dire, dalla presidente dei collegio Annalisa Silvestro. Il Nursid chiede di conoscere le spese per le consulenze e i compensi agli amministratori, presidente compresa. Silvestro è accusata anche di conflitto d’interessi: oltre a guidare (‘Ipasvi da molti anni, è socia fondatrice dell’associazione Promesa, che si è occupata di cercare un’assicurazione privata per gli iscritti, e da senatrice dei Pd ha presentato un progetto di legge sul riordino degli ordini professionali e un altro sulla responsabilità professionale, nel quale si prevede l’obbligo per medici e infermieri di stipulare, «con oneri a proprio carico», una «idonea polizza di assicurazione ». A. Mas.
Nursind dichiara lo sciopero del personale del comparto sanità il 3 novembre 2014: inaccettabile il perdurare del blocco del contratto della Sanità e il disinteresse del governo verso i lavoratori del Sistema Sanitario Nazionale. Il Segretario Bottega: “grave che alla vertenza non abbia mai partecipato un rappresentante del Ministero della Funzione Pubblica a dimostrazione dello scarso interesse verso i lavoratori che garantiscono i servizi per la salute pubblica.”
Si è chiusa con la proclamazione dello sciopero del personale del comparto del Sistema Sanitario Nazionale la vertenza del personale infermieristico e del comparto sanità promossa da Nursind per il perdurare delle gravi criticità legate alla valorizzazione economica e di carriera del personale e alla sempre più grave disoccupazione infermieristica.
Nursind ritiene grave che agli incontri per il raffreddamento della vertenza sia mancata la presenza del Ministero della Funzione Pubblica e del MEF, mentre per il minacciato sciopero delle forze dell’ordine si era addirittura mosso il Presidente del Consiglio dei Ministri. Dobbiamo concludere che la Salute dei cittadini per questo governo vale meno della loro sicurezza.
I motivi principali per i quali Nursind proclama sciopero sono:
Accanto allo sciopero saranno attivate altre iniziative atte a sollecitare il governo e le forze politiche verso una soluzione che veda ripartire la contrattazione e lo sblocco del turn over, in primis l’adesione alla mobilitazione unitaria del personale della sanità prevista per il 23 ottobre.
“Gli infermieri occupati e disoccupati ci chiedono a gran voce di manifestare il disagio che la categoria da anni sopporta – afferma il Segretario Nazionale dott. Andrea Bottega – perchè sono sempre maggiori le responsabilità, le esigenze organizzative e le aspettative degli assistiti. Senza una possibilità di valorizzazione del personale difficilmente si potranno realizzare quei cambiamenti al sistema che tutti auspicano.”
“Le risorse economiche per il rinnovo dei contratti si possono ben trovare all’interno del sistema senza tagliare sui diritti o sui servizi – conclude il Segretario – ma ci sia data la possibilità di trasformare una parte di questi risparmi in risorse per la valorizzazione del lavoro degli infermieri.”
Nei prossimi giorni la Direzione nazionale definirà anche l’organizzazione di una manifestazione a Roma sempre per il 3 novembre 2014.
Leggi La proclamazione e le motivazioni dello sciopero
La Nuova Sardegna – 26 settembre 2014 –
CAGLIARI. Le Asl saranno commissariate non prima di fine ottobre. Solo fra due settimane la proposta di riordino del sistema regionale sanitario sarà inserita all’ordine del giorno del Consiglio regionale. Ieri la commissione Sanità, presieduta da Raimondo Perra, ha concluso l’esame degli articoli della bozza presentata dal Partito Democratico e poi sospeso la votazione finale in attesa del necessario parere della commissione Bilancio. Parere che dovrebbe arrivare entro la fine della prossima settimana e a quel punto il testo dovrebbe essere licenziato dalla commissione che ha cominciato a esaminarlo due mesi fa. Resta da capire ancora se l’inserimento nella mappa della dodicesima Azienda (è quella che dovrà gestire il servizio urgenza 118 e pronto soccorso, ora diviso a metà fra Cagliari e Sassari) basterà da solo a far saltare gli attuali manager tutti nominati dalla vecchia giunta di centrodestra.
Secondo alcune indiscrezioni, alcuni partiti della maggioranza (a cominciare dal Centro Democratico) vorrebbero inserire all’ultimo momento anche un emendamento che riduce, invece di aumentare, il numero delle Asl. Se questo tentativo non dovesse avere successo, la proroga dei direttori generali in carica potrebbe addirittura allungarsi. Un articolo della proposta di legge prevede che sia la Giunta a «completare il riordino del sistema regionale» con un disegno di legge da presentare entro novanta giorni dal prossimo voto del Consiglio. Tempi ancora più lunghi, dunque, anche se il Pd è sicuro che con l’ingresso dell’Azienda per le emergenze, la sigla è Areu, la stessa Giunta potrà commissariare molto prima e comunque entro ottobre le otto vecchie Aziende sanitarie, l’ospedale Brotzu e i due policlinici di Cagliari e Sassari. È evidente che il centrosinistra vuole spingere sull’acceleratore, soprattutto ora che i rapporti fra l’assessore alla Sanità, Luigi Arru, e i manager nominati dal centrodestra si sono deteriorati. L’ultimo scontro è con il direttore generale dell’Asl 7 (Sulcis) che sarebbe deciso a citare in giudizio la Regione dopo che l’assessorato alla sanità gli ha bocciato il bilancio 2012. Una scelta subito contestata dalla consigliera regionale del Centro Democratico, Anna Maria Busia: «Maurizio Calamida – è lui il manager dell’Asl 7 – invece di fare causa alla Regione deve dimettersi per l’uso improprio di denaro pubblico che ha fatto finora». Sono tesi anche i rapporti tra l’assessorato e il manager dell’Asl 1 di Sassari. A suo tempo anche Massimo Temussi ha dato incarico a un legale di valutare se fosse o meno regolare la direttiva con cui mesi fa l’assessore alla Sanità aveva imposto ai direttori generali di limitarsi solo all’ordinaria amministrazione. Circolare, a quanto pare, che nessuno ha rispettato e proprio da lì sarebbero cominciati i contrasti più duri. Ma ormai è chiaro: il conto alla rovescia è cominciato e per le Asl il commissariamento è solo questione massimo di un mese. Bisognerà poi vedere come Giunta e maggioranza si muoveranno nella scelta dei traghettatori verso il nuovo sistema sanitario. Le scelte non saranno facili e anzi possibile che proprio sugli incarichi risaltino fuori vecchi malumori.
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Occupazione in calo, precarizzazione del lavoro, offerta ospedaliera in declino e nuovi contesti occupazionali in crescita, come Rsa e servizi assistenziali sul territorio. I rischi incombenti: perdita delle capacità lavorative, rinuncia alla professione, emigrazione. È il quadro che emerge dalla ricerca del Centro studi Nursind su «Andamento dell’occupazione infermieristica in Italia dal 2003 al 2013». L’analisi è basata su un sondaggio che ha coinvolto circa 2mila infermieri. Pur se lo studio è rappresentativo solo del 2% del totale, i risultati offrono uno spaccato sulla realtà che il nursing sta vivendo a livello nazionale.
L’anno di svolta è il 2010. Considerando lo stato dell’occupazione a un anno dalla laurea, negli anni 2003-2009 i valori si mantengono intorno al 90%. La tendenza al ribasso parte dal 2010 con l’84% per proseguire in caduta libera negli anni successivi (66% nel 2011, 56% nel 2012, 30% nel 2013) fino al 25% registrato nel primo quadrimestre del 2014.
Non a caso dal 2010 i neolaureati piuttosto che vivere da infermieri disoccupati accettano anche altri lavori, come risulta anche da dati AlmaLaurea che, nello specificare il settore di occupazione a 1 anno dalla laurea, riporta un decremento di occupazione di 20 punti percentuali dal 2008 al 2013 nel settore sanitario, a favore di industria, artigianato, agricoltura e altri servizi. Al Nord l’anno in cui la disoccupazione (57%) sorpassa l’occupazione (43%) è il 2013. Al Centro la situazione è critica già dal 2009 con il 25% di disoccupazione che cala nel 2010 al 9% per poi riprendere a crescere nel 2011 al 27%, al 58% nel 2012, arrivando al 76% nel 2013.
Nelle Isole si registra il primo aumento consistente della disoccupazione nel 2010 con il 25% che diventa il 36% nel 2011, il 55% nel 2012 fino a schizzare al 96% nel 2013. Al Sud la disoccupazione è già critica nel 2009 con il 16%, migliora leggermente nel 2010 per poi risalire al 40% del 2011, al 75% del 2012 e all’81% del 2013.
Le Regioni più «difficili» per gli infermieri non sono necessariamente quelle in piano di rientro: nel 2013 la disoccupazione maggiore si trova in Sardegna ma anche nelle Marche. Le regioni in cui gli infermieri trovano più facilmente lavoro sono la Lombardia con il 25% di disoccupazione, il Friuli con il 26% e l’Abruzzo al 36%. Tutte le altre sono sopra la soglia del 50 per cento. Le situazioni più drammatiche si registrano al Centro-Sud già nel 2012 con il 94% della Campania e il 75% del Lazio. Nel 2013 le Marche e la Sardegna raggiungono il tetto del 100% di disoccupazione seguite dalla Sicilia al 95% e la Puglia al 91 per cento.
«Con la crescita esponenziale del fattore disoccupazione – spiega la ricerca Nursind – si comincia a registrare il fenomeno della rinuncia alla professione dal 2010, con la scelta di altre occupazioni pur di lavorare». Non si tratta di valori alti (tra l’1 e il 6%) e riguardano particolarmente il Nord e il Centro dove altre opportunità lavorative sono più disponibili a differenza che al Sud e nelle Isole. Tuttavia nel 2013 si assiste a un calo del fenomeno ma che potrebbe essere dovuto all’incidenza della crisi economica che rende difficoltoso anche al Centro-Nord trovare altre occupazioni.
La carenza di sbocchi lavorativi genera anche il timore della perdita di capacità professionale: l’8% ritiene che non succederà mai. Sommando chi ha risposto che entro l’anno perderà le capacità, la percentuale schizza al 56%. Il 7% entro due anni e il 3% nei tre anni. Il 26% non ha idea.
Anche chi trova un lavoro, difficilmente trova la stabilità economica. Ipotizzando un totale di 126.000 neolaureati dal 2003 al 2014, il 74,8% di loro pari a 94.248 risulta essere ancora precario contro i 31.752 assunti definitivamente.
Se nel 2003 prevalevano i contratti a tempo indeterminato per il 93%, gradatamente la percentuale si riduce fino a pareggiarsi nel 2010 e a invertirsi nel 2013. Per i dati disponibili relativi solo al primo quadrimestre del 2014 assistiamo a un timido ritorno ai contratti di tipo stabile.
Gli andamenti sono differenziati tra pubblico e privato: «Raffrontando gli stessi dati ma distinti tra pubblico e privato – si legge nello studio – si evince che a differenza del pubblico dove si è perseguita una crescente politica di contenimento e dei tagli alla spesa del personale e alla conseguente precarizzazione del personale, il settore privato ha seguito altre logiche negli anni, più confacenti al mercato e ai suoi andamenti ciclici».
Disoccupati disposti a spostarsi. Eppure tra i disoccupati la disponibilità a lasciare la propria Regione pur di trovare lavoro sale nel corso degli anni: dal 66,7% del 2008 fino a raggiungere livelli del 98,1% (laureati nel 2012) per poi decrescere lentamente all’87,5% del 2014. In tanti sono anche pronti a cambiare Paese, con una disponibilità a emigrare in crescita costante dal 2009. Tra i disoccupati sono più disposti a emigrare gli infermieri del Sud (43%) rispetto al Nord (16,1). Anche tra gli occupati vi è una buona propensione a fare le valigie. «In questo caso – spiega il Nursind – le forti aspettative sono legate a maggiori retribuzioni legate a un riconoscimento sociale della professione più evoluto rispetto all’Italia».
Precariato in salita. Considerando tutti gli infermieri che hanno trovato lavoro dal 2003 al 2014, il 57% ha trovato lavoro a tempo indeterminato di cui il 3% a part time; il 43% a tempo determinato di cui l’8% a part time. I precari sono quindi il 43% per un totale di 616 rispondenti.
Da sottolineare che l’andamento della tipologia dei contratti stipulati negli anni indica che il tempo indeterminato ha prevalso di gran lunga fino al 2008 con una media del 72%. Negli anni successivi però la linea si porta decisamente verso il basso fino ad arrivare al 16% del 2013.
I contratti di lavoro a tempo determinato (precari) hanno invece un andamento di crescita costante a partire dal 19% del 2005, raggiungono il picco del 50% registrato nel 2011 per poi discendere al 44% nel 2012 e al 41% nel 2013 divenendo la tipologia di contratto più utilizzata. Interessante l’andamento dei tempi determinati part time, pressoché inesistenti fino al 2010, aumentano in modo esponenziale nel 2012 al 28% e al 43% nel 2013 superando di 2 punti i tempi determinati full time e conquistando il primo posto per tipologia di contratti stipulata.
«Il fenomeno – spiega il Nursind – è legato all’imponente sviluppo negli ultimi due anni delle Cooperative socio-sanitarie che prediligono come tipologia di contratto il part time, andando decisamente contro corrente». Il pubblico si ridimensiona. «Riguardo al tipo di azienda in cui si è stati assunti – si legge nella ricerca – i valori complessivi mostrano una realistica rappresentazione dell’evoluzione del sistema sanitario dell’ultimo decennio, con un ridimensionamento del pubblico a favore di cooperative, società di somministrazione e partite Iva».
Nel dettaglio degli anni, fino al 2009 si assiste a una figura speculare dell’andamento delle assunzioni tra aziende pubbliche e private, dimostrando che quando assumeva il pubblico si riducevano proporzionalmente le assunzioni nel privato. La figura speculare si interrompe a partire dal 2010 dove cominciano a prender piede le cooperative che dal 9% balzano al 29% nel 2013 conquistando il primato delle assunzioni. L’offerta pubblica resta prevalente con una media del 78% fino al 2008 per poi scendere decisamente fino al 15% del 2013. A oggi è penultima in classifica appena sopra le Società di Somministrazione lavoro che coprono il 10% delle assunzioni e che pur coprendo fette poco consistenti del mercato del lavoro, registrano una crescita del 66% tra il 2012 e il 2013. La partite Iva, quasi inesistenti fino al 2009, salgono lentamente la china attestandosi al 18% del 2013.
Il declino dell’offerta ospedaliera. Il 68% è occupato presso strutture ospedaliere, il 19% presso le residenze assistite (Rsa), il 5% sul territorio (Adi) e l’8% non si ritrova in nessuna delle tipologie precedenti.
Sviluppando il grafico nel tempo, si assiste al lento declino dell’offerta ospedaliera del mercato del lavoro dei neolaureati che scende dal 90% del 2006 al 24% del 2013. All’opposto, cresce l’offerta delle strutture residenziali che supera l’ambito ospedaliero nel 2012 con il 51% mantenendosi al top anche nel 2013 pur regredendo al 41%. In aumento l’occupazione nei servizi assistenziali sul territorio e altre tipologie.
Il più piccolo ‚il più giovane, il più indipendente dei sindacati degli infermieri italiani , il Nursind, ha reso pubblico un «libro bianco» per denunciare la non trasparenza del proprio organo di rappresentanza professionale, l’Ipasvi, vale a dire la federazione nazionale di tutti i collegi infermieristici d’Italia (420.000 infermieri).
Una denuncia che pur riguardando l’opacità finanziaria dell’ente, non annovererei tra le solite cronache sull’immoralità del sistema istituzionale pubblico di questo paese, anche se l’Ipasvi è un ente pubblico finanziato con le tasse degli infermieri, ma che ha tutto il significato di una battaglia politica riformatrice. Nursind, con il suo «libro bianco», ci dice che i gravissimi problemi della categoria non si possono risolvere se non a partire dalle qualità della sua rappresentanza: il progetto strategico non può essere separato dalla moralità della propria rappresentanza. Se questa non è affidabile, nessuna battaglia per quanto qualificata sarà credibile.
Molti sono gli infermieri, che si ritroveranno nel «libro bianco», sono tutti coloro che si sentono traditi nelle loro prospettive professionali e svenduti a regioni e aziende che li usano per qualsiasi cosa come forza lavoro a basso costo. Il «libro bianco», con i suoi numeri, ci dice che la rappresentanza massima degli infermieri è opaca, rifiuta la trasparenza, non dà conto della destinazione delle risorse di cui dispone, ne abusa in diversi modi per alimentare poteri personali.
In poche parole, sembra dirci che un «ente pubblico non economico» è diventato probabilmente un «ente privato economico». La sua presidente non ha mai voluto chiarire il suo reddito reale, è pensionata, ha contratti di collaborazione con la Asl di Bologna, è socia di una società assicurativa che assicura gli infermieri, ma è soprattutto senatrice del Pd.
Il governo Renzi sino ad ora ha preferito ignorare questo stato di cose. Noi stessi su questo giornale, abbiamo a più riprese sollecitato un suo intervento di moralizzazione… (vedi il manifesto del 22, il botta e risposta con la senatrice Silvestri il 25 luglio e gli articoli del 29 luglio ) ma fino ad ora niente. Dal “grande” riformatore la più totale indifferenza… come se vi fosse una doppia morale, il presidente del consiglio che cambia la Costituzione e il segretario del Pd che non cambia ciò che è marcio forse perché funzionale agli interessi di consorteria del suo partito.
Questo «libro bianco», quale atto politico di cambiamento, nasce sulla scia di una battaglia a viso aperto, leale, promossa da un 5 % di infermieri che ha deciso di disobbedire, ferito da penosi episodi persecutori nei confronti di chi ha osato tra di loro, chiedere trasparenza, colpito financo nella sua libertà di espressione subendo attacchi di tutti i tipi a «infermieristicamente», la loro voce sul web.
asce anche con una categoria intimorita, ridotta al silenzio di fatto da una rete di interessi che dimostra come l’Ipasvi assomigli a una «cupola» che controlla posti di lavoro, università, concorsi, progressioni di carriera. Nasce infine in un momento dove la sanità è smarrita, muta, fiaccata nella volontà di combattere, esclusa da ogni decisione importante, in balia dei patti improbabili tra governo e regioni.
In tale contesto il «libro bianco» di Nursind , si legge come un atto quanto meno controcorrente, coraggioso, determinato…ma anche stupendamente disperato, come quelle cose che nel momento della massima difficoltà tirano fuori insospettate capacità.
Se i colori denotassero davvero delle virtù morali, il libro sull’Ipasvi non dovrebbe essere bianco ma nero, per rappresentare l’opacità che nasconde, o il verde marcio o il giallo pus, per riferire della degradazione. Il «bianco», in questa denuncia, sembra in realtà significare il colore di una nuova pagina sindacale su cui scrivere una nuova politica, offerta a tutti gli infermieri d’Italia in un momento davvero particolare.
Il «libro bianco» esce mentre in senato si sta discutendo un ddl nel quale, tra le varie cose, è previsto un finto riordino degli ordini e dei collegi, del tutto funzionale agli interessi personali dei presidenti in carica , ma esce anche alla vigilia delle elezioni per rinnovare il quadro dirigente dei collegi.
Relativamente a tale appuntamento, auspico che la conservazione e gli egoismi di posizione, che sono dietro la denuncia del «libro bianco», siano sconfitti o quanto meno ridimensionati; auspico che il cambiamento abbia le fattezze della libertà di pensiero, dell’autodeterminazione e della rappresentanza democratica, auspico che le elezioni dei nuovi collegi, siano corrette come non sono mai state sino ad ora… ma auspico anche che il messaggio di fondo del «libro bianco» sia raccolto da coloro che sino a ora sono restati a guardare alla finestra, cioè i sindacati confederali, le associazioni di categoria, tutto il quadro dei dirigenti e dei docenti universitari.
A questo 5%, il mio rispetto e la mia solidarietà.
Ivan Cavicchi,
Scarica Il libro bianco sul collegio degli infermieri qui
Nursind, personale in ginocchio per mancati finanziamenti
Gli infermieri che lavorano nel settore pubblico sono pronti a scioperare”. Lo fa sapere Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind, sindacato di categoria. “Il mancato finanziamento della contrattazione nazionale e aziendale sta mettendo in ginocchio il personale.
Chiederemo agli infermieri di non inginocchiarsi e scendere a manifestare il loro disagio nelle piazze”, annuncia Bottega il giorno dopo l’incontro col presidente del Comitato di Settore regioni-sanità Claudio Montaldo.
COMUNICATO STAMPA
Si è svolto nella giornata di ieri l’incontro tra Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, e il Presidente del Comitato di Settore regioni-sanità, ass. Claudio Montaldo, come concordato nel tentativo di conciliazione dello stato di agitazione del comparto sanità svolto presso il Ministero del Lavoro.
Durante l’incontro Nursind ha posto sul tavolo l’impossibilità di agire a livello aziendale nel premiare le riorganizzazioni e le maggiori responsabilità per il taglio dei fondi contrattuali, l’impossibilità di aprire una tornata contrattuale nazionale con risorse economiche a partire dal 1 gennaio 2015 (ipotesi che proprio ieri ha trovato una conferma nei rappresentanti del Governo), la differenzazione rispetto ai lavoratori del privato nella detassazione della produttività e dello straordinario, la penalizzazione dei part time verticali nel trattamento di pensione, le difficoltà poste dalla normativa sui nuovi comparti e aree di contrattazione. Da parte del Presidente del Comitato di settore c’è la comprensione delle difficoltà che sta vivendo il comparto e la professione infermieristica in particolare ma non rientra nella potestà dei sui uffici la decisione sulle materie economiche di finanziamento dei contratti. Per quanto riguarda la contrattazione le regioni sono disponibili ad emanare un atto di indirizzo per la sola parte normativa dopo che si siano individuati i nuovi comparti come prevede la normativa vigente. Contestualmente all’incontro si è appreso dalle dichiarazioni del Ministro della Funzione Pubblica on. Madia che il blocco del trattamento economico perdurerà almeno fino a tutto il 2015.
Nursind aveva, nelle scorse settimane, sospeso lo stato di agitazione del personale del comparto per valutare se ci fossero margini per una soluzione della problematiche poste. Oggi apprendiamo che non c’è la volontà politica di procedere in tal senso. Attendiamo gli incontri in programma presso il Ministero della salute che dovrebbero svolgersi nelle prossime settimane per chiudere poi la questione il 30 di settembre presso il Ministero del Lavoro dove siamo convocati per la chiusura della procedura di raffreddamento.
Su questi presupposti ci prepariamo alla mobilitazione del personale nel mese di ottobre quando chiederemo ai lavoratori pubblici di manifestare la loro contrarietà ai continui blocchi degli aumenti stipendiali e di ridurre la produttività in quanto non ci sono risorse per retribuirla adeguatamente.
Sappiamo che il governo se ne farà una ragione della nostra manifestazione, speriamo che i cittadini se ne facciano altrettanta quando non troveranno i servizi all’altezza delle aspettative e quando si troveranno a pagare di tasca propria l’assistenza infermieristica che lo Stato non è in grado di garantire. Gli infermieri da anni provati dal blocco del turn over e delle retribuzioni (che non recupereranno più per tutta la loro vita!) hanno buone ragioni per limitarsi a quanto si sentono di garantire dando priorità alle attività di maggiore responsabilità.
Dr. Andrea Bottega
Segretario Nazionale Nursind
Comunicato Stampa
L’incontro tenutosi oggi 20 agosto 2014 presso il Ministero del Lavoro in seguito alla richiesta del Nursind nell’ambito della procedura di raffreddamento della vertenza sindacale per il Comparto Sanità, rappresenta il primo concreto passo del sindacato per cercare di raggiungere una serie di accordi con le diverse funzioni ministeriali al fine di porre termine alla condizione di disagio in cui versa ormai drammaticamente la professione infermieristica.
NurSind apre al dialogo costruttivo ed approfondito per affrontare i 5 temi di primaria importanza per gli infermieri, preferendo dedicarsi ai fatti concreti piuttosto che a vaghe dichiarazioni d’intenti.
COMUNICATO STAMPA
NurSind incontrerà il Comitato di Settore e il sottosegretario Di Filippo la prima settimana di settembre e sospende lo stato di agitazione del comparto sanità. Il Segretario Bottega: “un’apertura di credito alle proposte del Ministero della Salute e per il rinnovo contrattuale con una parte economica attendiamo una risposta dal Comitato di settore.”
Si è svolto oggi, presso il Ministero del Lavoro, il tentativo di raffreddamento richiesto da Nursind ai sensi di legge per scongiurare lo sciopero del personale del Comparto Sanità. Tra i punti indicati nella vertenza :
L’incontro si è svolto alla presenza del rappresentante del Ministero della Salute che ha dichiarato la disponibilità a fissare un incontro tra le OO.SS. e il Comitato di settore per la Sanità e il Sottosegretario Di Filippo per trattare i primi due punti delle richieste Nursind entro la prima settimana di settembre. Successivamente sempre entro il mese di settembre dovrebbe essere convocato un tavolo presso il Ministero della Salute per trattare i restati punti.
Di fronte a tali proposte il sindacato Nursind ha voluto aprire una nota di credito riservandosi di valutare l’esito ti tali incontri e per tale motivo ha sospeso lo stato di agitazione.
“Riteniamo importante – afferma il Segretario Nazionale dott. Andrea Bottega – aver ricevuto la disponibilità del Ministero della Salute e aver dato un nuovo impulso per vedere se c’è la volontà di riprendere una fisiologica contrattazione che tenti di risolvere i numerosi problemi del settore e dell’esercizio della professione infermieristica. Ci rammarica la mancanza al tavolo di un rappresentante della Funzione Pubblica per gli aspetti legati alle procedure preliminari sui comparti e aree di contrattazione e de rappresentante del MEF per gli aspetti economici.”
“Un aspetto imprescindibile per la soluzione delle problematiche del lavoro – afferma Donato Carrara del Direttivo Nazionale – è quello della disponibilità economica. Abbiamo rappresentato al tavolo il nostro scetticismo sulla reale possibilità di vedere delle risorse economiche per la valorizzazione delle professionalità e per l’attuazione dei buoni propositi del recente Patto per la Salute. Tuttavia abbiamo voluto aprire uno spiraglio al rappresentante del Ministero che ha dato la disponibilità ad affrontare a breve in una serie di incontri i problemi condivisi nella comune convinzione che il personale del Comparto ed in particolare gli infermieri abbisognano di un riconoscimento normativo ed economico che li motivi a coprire le esigenze sempre più pressanti del sistema.”
Il sindacato Nursind, ancora una volta in prima persona, si fa portavoce del pressante disagio della principale categoria nel comparto attuando in modo concreto quanto la normativa consente per aprire una solida vertenza sulla questione infermieristica. “Siamo determinati, in caso di esito negativo, – conclude il Segretario – a promuovere uno sciopero nazionale e portare in piazza il malessere che si sta vivendo dentro e fuori il sistema sanitario. Le recenti voci di un perdurare del blocco contrattale non ci fanno certo ben sperare.”
Lo stato di agitazione si è sospeso quindi con un rinvio al 30 settembre 2014 per un incontro presso il Ministero del Lavoro per verificare se gli ulteriori elementi di chiarimento possano definitivamente risolvere la vertenza.
Roma 20 agosto 2014
VEDI il Verbale spsensione stato di agitazione e convocazione 30 settembre2014
Con il sistema del Project Financing negli ultimi anni, le aziende ospedaliere e le ASL hanno dirottato ingenti finanziamenti ai privati, arrecando un danno erariale considerevole e senza benefici per il sistema sanitario, creando indebitamenti trentennali della Pubblica Amministrazione e abolendo di fatto per tutta la durata del contratto la concorrenza del mercato e la prospettiva di abbattere i costi d’esercizio e risparmiare. A tutto vantaggio di Società Private. Sentite come lo spiega bene il Dott. Ivan Cicconi, ingegnere, esperto di appalti pubblici, presidente del Comitato di Sorveglianza della Stazione unica appaltante della Regione Calabria, direttore dell’Associazione nazionale ITACA (Istituto per la Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale), consulente della Comunità montana Valdisusa-Valsangone per il progetto TAV/TAC Torino-Lione, risponde ad alcune domande sul project financing, in prospettiva della realizzazione del nuovo ospedale di Pordenone.
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– Il MANIFESTO di mercoledi 23/07/2014 – clicca per vedre l’articolo di Ivan Cavicchi.
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